Hurrà Grigi

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Fantini: “Nella prima stagione, ovvero la 1997/1998, ricordi personali straordinari”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Enrico Fantini, centravanti dell’Alessandria nelle stagioni 1997/1998 e 2009/2010.

Fantini quali sono i suoi ricordi dei periodi in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?

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Nella prima stagione, ovvero la 1997/1998, ricordi personali straordinari. Grande dispiacere in quanto la stagione culminò con la retrocessione della squadra che chiude il torneo al penultimo posto a pari di Prato e Carrarese. A livello personale mi tolsi delle grandi soddisfazioni. Ero giovane e feci un buon campionato. Mentre nella seconda stagione in cui sono stato ad Alessandria, con la squadra da poco neopromossa, in C1, ho ricordi di una squadra forte che chiuse il campionato all’ottavo posto in classifica. Fu un campionato in cui la squadra veleggiò, costantemente, nella metà della classifica: fu un’annata sofferta però alla fine i risultati collettivi del gruppo ebbero il sopravvento. Ottenemmo la salvezza con grande tranquillità.

Estate del 1997 dopo l’esperienza al Venezia, all’epoca in Serie B, come mai la decisione di venire ad Alessandria?

L’annata a Venezia fu, a livello personale, molto difficile perché non ho avuto la possibilità di giocare con continuità e scelsi di approdare in un campionato in cui potevo mettermi in discussione e giocare con continuità. Scelsi Alessandria, città vicino a quella in cui sono nato, essendo io nativo di Cuneo ed era la soluzione migliore. Non rimpiango quella scelta in quanto fu un modo per farmi vedere, mi notarono e videro che stavo bene a livello fisico e mentale di fatti, al termine della stagione, 1997/1998, approdai a Livorno ma andai a malincuore in quanto sarei rimasto volentieri ad Alessandria nonostante la retrocessione. Però la società non era del mio stesso avviso e cosi andai a Livorno.

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Estate del 2009 dopo l’esperienza a Modena come mai la decisione di venire ad Alessandria?

A Modena stavo vivendo una situazione difficile, avevo subito un infortunio molto complicato essendomi rotto il collaterale mediale interno del ginocchio destro: era un anno che non riuscivo a recuperare da quell’infortunio e quindi, a Modena, non giocavo quasi mai, non avevo spazio. La mia carriera dava segnali di caduta libera. Fu una scelta dovuta dal cuore: l’Alessandria mi voleva e scelsi di tornare. Con il senno di poi non lo farei più. Sono scelte che in alcuni momenti della propria carriera si fanno e possono essere scelte giuste oppure sbagliate.

Quale è l’allenatore, nell’arco della sua carriera, che le ha dato di più a livello calcistico e personale?

Senza pensarci dico, d’istinto, Cesare Prandelli a Firenze, nella Fiorentina. Il mister era arrivato a stagione in corso al posto dell’esonerato Emiliano Mondonico anche se mi sono allenato soltanto per pochi mesi posso dire di aver imparato di più grazie a Prandelli, in pochi mesi, che con altri allenatori in periodi molto lunghi. Mi porto sempre con me gli insegnamenti avuti e li utilizzerò nel caso dovessi allenare.

Quale è stata la rete più importante della sua carriera?

I gol più importanti, della mia carriera calcistica, è stato quello realizzato con la maglia della Fiorentina nello spareggio contro il Perugia, sia nella gara di andata che nel match di ritorno che consentirono alla Fiorentina di approdare in Serie A e consentirono al sottoscritto di rimanere a Firenze, in Serie A. Era il 20 giugno del 2004, allo stadio Artemio Franchi, feci il gol dell’1-0 con un colpo di testa su cross di Christian Maggio, la gara terminò 1-1 ma avendo vinto per 0-1, allo stadio Renato Curi, ottenemmo la promozione in Serie A.

Ha seguito l’Alessandria degli ultimi anni? Che impressione si è fatto?

Ad Alessandria si vive di passione. Sono stati anni intervallati da tanti alti e bassi, almeno da quello mi pare di osservare dall’esterno. In questa stagione c’è stato l’esonero di Cristiano Scazzola. Si cerca sempre di seguire una linea diversa che appare non essere mai ben chiara e precisa. Io parlo da tifoso alessandrino esterno.

La Serie C 2019/2020 come la giudica?

Seguo poco la attuale Serie C. E’ una Serie C dove ci sono molti giovani. Io sono cresciuto in una Serie C in cui i giovani, per giocare, dovevano pedalare parecchio. C’erano squadre formate da atleti esperti con grande carattere.

Cosa c’è nell’attualità di Enrico Fantini.

In questo periodo sto allenando una squadra di giovanissimi provinciali però non voglio dire il nome in quanto non ritengo corretto parlare di una società che, in questo periodo, personalmente mi sta togliendo anziché dare. Chi mi conosce sa che sono una persona vera e sincera nel bene e nel male. Sto attraversando un periodo difficile per quanto riguarda la mia professione da allenatore.