Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Tortora: “Il pubblico alessandrino è meraviglioso. Giocare ad Alessandria un prestigio”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Giuseppe Tortora, centravanti dell’Alessandria nelle stagioni 1987/88, 1988/89 e 1989/90.

Tortora quali sono i suoi ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?

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Ricordi meravigliosi. Quando sono arrivato ad Alessandria, da avversario nella Pistoiese, nel parcheggio dell’antistadio, quando vidi il Moccagatta fu subito amore. Dalla squadra toscana dovevo andare al Catania ma non raggiunsi l’accordo e cosi firmai con l’Alessandria: la trattativa fu condotta dal Direttore Generale della società, il Dottor Quaglia con il Presidente Gino Amisano. Ho  giocato oltre cento partite con la maglia grigia, raccogliendo parecchi attestati di stima e tanti ricordi legati a belle persone che avevo conosciuto.

Nell’estate del 1990 Tortora lasciò l’Alessandria per approdare alla Vastese.

Non avrei mai lasciato l’Alessandria. Purtroppo il mio primogenito, Demetrio, attuale corrispondente per Dazn da Lisbona, soffriva di una problematica respiratorio causato dal clima particolarmente freddo, nebbioso. Mi era stato consigliato, tramite l’ospedale Gaslini di Genova, di trasferirmi in una zona di mare dove il mio primogenito avrebbe avuto benefici. Mi voleva anche il Castel di Sangro dell’attuale Presidente della Figc Gabriele Gravina ma, tra le varie squadre che mi avevano cercato, scelsi Vasto perché è una città di mare: per quanto riguardava la problematica di mio figlio fu una scelta azzeccata.

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Nella sua carriera da calciatore quale è stato l’allenatore che ricorda con maggiore affetto?

A distanza di trent’anni ho ripreso i contatti con Renzo Melani che è stato un allenatore importante per la mia carriera. Il mister che mi ha aiutato all’inizio della mia avventura da calciatore fu Pietro Mariani che ebbi alla Nuova Igea. Ho vinto tanti campionati: ad Alessandria, a Teramo, ad Avezzano, a Martina Franca, a Lamezia, a Crotone, a Cassino, a Castrovillari e ho avuto splendidi rapporti con tutti gli allenatori: ho giocato circa 800 partite ufficiali in tutti i campionati realizzando oltre trecento gol segnati e trecento assist.

Quale è stata la rete realizzata che ricorda maggiormente?

Ad Alessandria venivo impiegato in una posizione, in campo, più defilata rispetto alle altre squadre in cui avevo giocato: come caratteristiche ero una punta esterna ma era un altro tipo di calcio dove si chiedeva ai giocatori grande sacrificio, grande corsa, in Serie C, all’epoca, i calciatori erano molto forti.

Il gol che mi è rimasto più impresso, in assoluto, nel derby con il Casale, realizzato al novantesimo minuto. Gli avversari persero palla ed ero riuscito a realizzare il gol: fu un tripudio immenso.

Ha seguito le vicende dell’Alessandria degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto?

Ho fatto i migliori auguri al mister Moreno Longo con cui ho un rapporto di amicizia: ho telefonato all’ex tecnico del Torino quando avevo saputo che aveva firmato per l’Alessandria dicendogli di dare sempre il massimo perché il pubblico alessandrino è meraviglioso. Lo ritengo un grande allenatore: Alessandria vale la Serie A.

Come era il pubblico alessandrino negli anni in cui Tortora era calciatore?

La partita di Mantova, giocata molto male, in cui feci un bellissimo gol, su assist di Scarabelli, al volo di sinistro, con oltre due mila alessandrini al seguito. Facevano venire la pelle d’oca per il loro attaccamento alla squadra. Giocare ad Alessandria ed essere amato non è da tutti ed è un prestigio. Sono stato amato per le caratteristiche che avevo in campo, ad Alessandria e non. Ricordo quando andavo a San Michele con Don Ivo Piccinini che mi costringeva a fare una trasmissione radiofonica dedicata agli anziani.

Molti addetti ai lavori ritengono la Serie C attuale di livello inferiore rispetto alla Serie C degli anni addietro: quale è la sua opinione?

Il calcio, della mia epoca, era completamente diverso, in attacco giocavamo, ad Alessandria io e Ciccio Marescalco, a centrocampo c’erano Ferretti, Mastini, Benetti, Bisoli. Alla Pistoiese, sempre in Serie C, come compagno di squadra, vi era Baldini, Apolloni, in attacco vi era Calonaci: penso che parecchi calciatori di oggi non sarebbero nemmeno stati presi in considerazione. Il dare spazio in maniera ossessiva ai giovani è giusto ma fino ad un certo punto: ben vengono i giovani ma senza la regola degli Under. Coloro che giocavano, nella Serie C in cui ero calciatore erano forti. L’obbligo per le società di fare le presenze per avere diritto ad un premio ha distrutto il calcio.

Una volta non vi erano i premi promozione quando si faceva giocare un calciatore. In Alessandria in  porta vi era Caniato, successivamente portiere dell’Udinese ed i giovani erano fortissimi.

La stagione 1988/89 l’Alessandria ottenne la promozione ma retrocedette subito la stagione seguente.

L’annata 1989/90 fu un calvario in quanto mi infortunai al malleolo mediale ad Empoli, saltando per colpire la palla di testa e fu un calvario per tutta la stagione perché non era riuscito a trovare la condizione non riuscendo a recuperare bene dall’infortunio: perdetti un anno. Nonostante tutto vi erano stati commessi errori a livello di mercato: erano arrivati ragazzi molto bravi ma coloro che approdarono dalle squadre giovanili non erano pronti per affrontare un campionato importante come la Serie C.

Cosa c’è nell’attualità di Giuseppe Tortora?

Alleno il Marsala e sto cercando di ricostruire tutto dall’inizio ed è anche questo aspetto una bella soddisfazione.