Hurrà Grigi

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Lafuenti: “Ad Alessandria ho vissuto i momenti più belli della mia carriera”

Questa settimana la redazione di Hurrà grigi ha incontrato Silvio Lafuenti, portiere dell’Alessandria nelle stagioni 1998/1999 e 2000/2001.

Lafuenti quali sono i ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?

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A 360° credo che ad Alessandria ho vissuto uno dei momenti più belli della mia carriera calcistica in quanto ho trovato sia dal punto di vista organizzativo una società eccezionale, sia dal punto di vista umano delle persone che mi hanno dato grandi insegnamenti che sono stati determinanti nel mio cammino. Quando arrivai in riva al Tanaro avevo ventisette anni. La società Alessandria era organizzata come un grande salottino dove mi sono trovato super bene.

Nella stagione 1998/1999 ricordo che fui premiato come miglior giocatore dell’anno in Serie C.

Nell’estate del 1998, dopo quattro anni all’Avezzano, come è maturata la scelta di diventare un giocatore dell’Alessandria?

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Venni da un periodo particolare, la società dell’Avezzano era in confusione. Feci quattro anni splendidi in cui giocai benissimo e fui in procinto di fare il salto di qualità: sono stato vicino al Perugia di Gaucci e alla Lazio. Ebbi il contatto, per passare nell’Alessandria con Renzo Melani, le mie prestazioni furono segnalate da Paolo Toccafondi sia da avversario che da Presidente, e fu lui a portarmi in maglia grigia.

6 settembre 1998 Alessandria-Cremapergo, 1-1 con gol di Romairone, fu la partita in cui Lafuenti esordi con la maglia dell’Alessandria: se la ricorda?

Si me la ricordo bene: credo che il debutto non si scorda mai, soprattutto tra le mura amiche. La stagione, 1998/1999, fu strepitosa.

Nell’estate del 1999 ci fu il passaggio di Lafuenti al Livorno.

Esatto. Alla fine della stagione 1998/1999 ricevetti un’offerta dalla Salernitana, allenata da Zeman e la notizia usci su tutti i quotidiani sportivi nazionali. Nel mentre mi chiamò Spinelli avvisandomi dell’acquisto del Livorno e mi convinse ad approdare in Toscana: mi convocò nei suoi uffici di Genova e mi fece firmare.

Ci fu il ritorno di Lafuenti ad Alessandria nel mese di novembre della stagione 2000/2001.

A Livorno, precampionato e prime partite di campionato giocai benissimo, parai anche un calcio di rigore a Pisa, in un Arena Garibaldi piena, negli ultimi minuti di gioco: divenni l’idolo dei tifosi. Ebbi in seguito un infortunio, che oggi ringrazio, perché lo scorso anno subii un’intervento chirurgico ad un piede in quanto lamentavo un dolore e, grazie a questo intervento, scopri di avere un tumore all’osso del piede, che si stava trasformando in metastasi.

Nel momento in cui il Livorno mi volle cedere rimasi male perché, dopo qualche gara eccellente, non riuscì a finire la stagione in quanto, dopo l’infortunio, non feci benissimo dato che volli rimanere lo stesso in campo giocando con parecchie infiltrazioni. Rimasi male anche per alcune rivelazioni fatte da Igor Protti in varie interviste. Fu cosi che il Livorno mi mise da parte e l’Alessandria mi riportò in Piemonte.

Le mie stagioni sono state sempre contraddistinte da tanta forza e da tanta professionalità: l’unico cruccio rimase Livorno insieme all’esperienza vissuta a Catanzaro quando andammo in B.

Lafuenti ritornò ad Alessandria in un momento difficile, in una stagione complicata che culminò con la retrocessione.

Una società che retrocede ha delle lacune. Il portiere incassa dei gol ed è impegnatissimo. Io feci una buona stagione. Purtroppo fummo risucchiati nel baratro della retrocessione.

La sua carriera continuò diversi anni e si concluse con l’esperienza alla Cisco Roma.

Giocai ancora parecchi anni. Piero Braglia si ricordò delle mie gesta a Livorno e mi volle con sé a Chieti dove feci due anni splendidi e, lo stesso Braglia, mi portò a Catanzaro: posso dire di aver lavorato con un grandissimo allenatore con cui litigavo spesso, per via del nostro carattere, ma alla fine sono stato quattro anni assieme al mister in varie società.

Nel corso degli ultimi ha seguito l’Alessandria? Che opinione si è fatto?

Con tutta onestà dico che il calcio mi ha dato tanto. Sono partito dalle giovanili del Milan, con procuratore Cavoni. Ho avuto una carriera da protagonista ma mai volta a premiare le mie qualità. Ho avuto tanto amore per il mondo del calcio che non è mai stato contraccambiato. Quando dovevo fare il grande passo, compresa la vicissitudine con il Livorno, ho avuto problemi dovuti a infortuni e a cattivi comportamenti di persone. Il calcio, finita la mia carriera, non lo seguo più: sono diventato restio. Ho coltivato l’attività di personal trainer e faccio il modello. Nel calcio attuale non conosco le regole. Non ho più seguito partite. Considero il calcio una meteora: non mi piace il valore che viene dato a troppi calciatori. Non sputo nel piatto dove ho mangiato ma mi sono disinnamorato del calcio.