Hurrà Grigi

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LA CREATIVITÀ NELLA CAFFEINA…

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L’eccessivo vigore, costellato di scintille sparate tutta la strada fino al cervello, di Honoré de Balzac pare si debba ricondurre alle cinquanta tazze di caffè giornaliere, o meglio ad una mistura di chicchi di caffè ridotti in polvere fine e secca che ingeriva a stomaco vuoto.
Una emulazione piuttosto impegnativa, anche perché recenti studi sembrano orientati più a considerare non tanto la produzione di idee, quanto la compromissione della creatività.
Altro che stimolante…
Quando ingurgitiamo una bevanda che contiene caffeina, questa attraversa rapidamente la barriera emato-encefalica, interfaccia tra cervello e sistema circolatorio, con la funzione di proteggere il sistema nervoso centrale da sostanze chimiche dannose immesse nel sangue, pur tuttavia permettendo il passaggio di sostanze necessarie alle funzioni metaboliche, e quindi procede a bloccare l’attività di una sostanza chiamata adenosina, che ha una funzione estremamente importante nella costituzione del DNA.
Funzione centrale dell’adenosina è quello di inibire il rilascio di varie sostanze chimiche nel cervello, quindi la caffeina, essendo un inibitore (antagonista), abbassa i livelli di energia e contrasta l’insorgenza del sonno.
In questo caso la caffeina potrebbe fornirci minori probabilità di addormentarsi sulle nostre scrivanie, come pure di mandare la nostra attenzione alla deriva.
Principale vantaggio della caffeina è la capacità di aumentare l’energia e nel contempo diminuire il senso di fatica; migliora il fisico, gli aspetti cognitivi, le prestazioni del cuore, aiuta la memoria a breve termine, favorendo il cosiddetto “problem solving”, i processi decisionali e la concentrazione.
Nulla viene offerto gratuitamente, in aggiunta al costo della tazzina.
La scienza si sta occupando di questo mondo complesso che parrebbe star dietro diverse forme di realizzazione creativa, notoriamente difficili da studiare in laboratorio.
Noi tutti associamo la creatività alla scrittura di poesia ovvero ad una buona prova di collegamento fra idee e concetti nuovi.
Una capacità in cui prende parte negativa proprio la caffeina, perché impedirebbe alla mente di vagare liberamente, offrendo maggiori possibilità d’esser creativi.
Una pausa nel corso di un’intensa concentrazione può aumentare l’elaborazione associativa inconscia, che, a sua volta, ci permette di percepire le connessioni cognitive che altrimenti andrebbero perse.
Meglio lasciare le nostre menti libere di vagare, così da aumentare la comunicazione tra il cervello nella modalità predefinita di rete neuronale fra le parti del nostro cervello, anche quelle più attive quando siamo a riposo, attivando quei nodi sinaptici utilizzati nella cosiddette funzioni esecutive e di ragionamento.
La caffeina contrasta la nostra inclinazione al pensiero diffuso, mentre affina la nostra attenzione rendendoci iper-vigili.
Inoltre inibisce anche un altro processo mentale necessario al pensiero creativo ovvero il sonno. La cui mancanza dissipa le idee.
La privazione del sonno ha indubbiamente effetti negativi su creatività e chiarezza di pensiero, diminuisce l’intelligenza emozionale, il pensiero costruttivo, e la capacità di far fronte alla tensione, allo stress.
Il consumo di duecento milligrammi di caffeina, secondo un autorevole studio, aumenta in modo significativo quantità di tempo necessario che occorre mediamente a chiunque che si addormenti più tarda notte (in ragione di una quantità compresa fra 95 e 200 milligrammi di caffeina).
Un elemento che influisce molto sulla qualità di quel sonno, perché si abbassa l’efficacia stessa del sonno, la durata della fase-due del sonno (il punto in cui i nostri corpi si predispongono ad entrare nel sonno profondo) e la potenza spettrale di frequenze delta-onde (strettamente associate con la profondità e la qualità del sonno).
Insorge un aumento del numero di volte in cui le persone si svegliano durante la notte e la stanchezza che avvertono nel corso della giornata successiva.
Tuttavia è possibile sfruttare gli effetti positivi della caffeina che ci priva della creatività, diminuire gli effetti collaterali.
Vi sono ricerche che provano come sia possibile attribuire un maggior grado di attenzione grazie all’effetto placebo.
Infine, tornando a Balzac, ed alla maggior parte del suo sforzo creativo, testimoniato dalle infinite pagine di trama e lo sviluppo del personaggio, magari il suo approccio alla caffeina può essere stato comunque produttivo, ma di certo egli ha permesso alla sua mente di vagare, di tanto in tanto.

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