Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Sulla ripartenza del calcio devono decidere i medici

In questo ultimo periodo tiene banco un argomento sicuramente importante, ma non vitale, per la società italiana. La questione riguarda un settore che coinvolge una quantità elevata di persone tra lavoratori e appassionati.

Ma quando si analizza la ripresa del calcio urge valutare ogni situazione, pro e contro e cercare di essere il più obiettivi possibili.

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Il campionato di calcio deve ripartire oppure è meglio fermare la stagione 2019/2020? 

L’argomento calcio viene espresso con particolare enfasi, forse troppo, anche da parte di persone che, ai primi di marzo, si issavano a paladini del “ci sono cose più importanti a cui pensare..“.
I punti da analizzare sono molteplici. 

Partiamo da una certezza: deve essere il Comitato Tecnico Scientifico a dare il parere definitivo, positivo o negativo, dopo la valutazione del protocollo della Commissione Medica Scientifica Federale presieduta dal Professor Paolo Zeppilli: non un calzolaio o un panettiere, o un sapiente giornalista, ma un Medico Federale.

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Il protocollo medico presentato e valutato da dodici persone presenta evidenti imprecisioni e mancanze.
Partiamo dai centri sportivi delle varie squadre di Serie A: non tutte, la maggioranza, sono in grado di soddisfare questo protocollo.

Troppe squadre hanno centri sportivi, campi di allenamento, non in regola non all’altezza, non di proprietà, molti sono comunali cosa che invece non avviene nei campionati stranieri, dove la squadra di turno è proprietaria del centro sportivo. In situazioni di emergenza queste problematiche vengono a galla.

In questo, l’Italia, si trova indietro di parecchi anni rispetto ai pari campionati Europei. I mondiali di calcio svolti nel 1990 potevano fornire un’occasione di lancio per tutto il sistema infrastrutturale ma cosi non è stato.

Sarà la rivedere la gestione delle trasferte delle varie squadre. Nel protocollo medico, ad esempio, non viene citato l’autista del pullman del club che dovrà, per ovvie ragioni, soggiornare a tempo indeterminato con la squadra.

Molto discussa è la situazione dell’utilizzo dei tamponi: il calcio non deve avere una corsia preferenziale al cospetto di strutture mediche che i tamponi non li hanno mai visti.

Quanto sarà la responsabilità del medico della società? Punto fondamentale dell’analisi della ripartenza della Serie A. Nessun medico si vuole prendere la responsabilità di concedere il via libera agonistico agli atleti, rischiando poi, in caso di eventuali problematiche, un procedimento giudiziario, nei propri confronti. 

Per citare un esempio, non riguardante il Covid-19, il medico sociale del Livorno si trova ancora sotto procedimento penale per la morte occorsa a Pier Mario Morosini.

Tanti, troppi dottori interpellati, sulla questione, si dimostrano molto scettici sull’eventuale ripartenza del sistema calcio evidenziando le problematiche presenti e che emergeranno in futuro. Forse, è il caso di ascoltare il parere di chi, in materia sanitaria, ne sa, sicuramente più di tanti giornalisti che continuano a citare la forza economica, evidente, del sistema calcio italiano.

Sicuramente far ripartire il calcio significa dare una boccata di ossigeno importante a tutti coloro che vivono grazie all’attività: giardinieri, massaggiatori, collaboratori, fisioterapisti, speaker, ecc.. aggiungendo le persone che impostano la propria vita lavorativa facendo affidamento sugli incassi nel giorno del match.

Urge valutare attentamente ogni particolare come l’eventuale positività al Covid-19 di un’atleta o di un componente dello staff dopo la ripresa dell’attività agonistica.
Prudenza e tanta oculatezza per un’eventuale ripartenza al cospetto di un protocollo medico che presenta evidenti lacune. Al calcio non deve essere riservato nessun trattamento di favore ma solo di normalità.