Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Cardini: “Campionato importante culminato con l’amaro in bocca”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Nario Cardini, Direttore Sportivo dell’Alessandria nella stagione 2010/2011

 Cardini quali i suoi ricordi della stagione in cui è stato Direttore Sportivo dell’Alessandria?

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Io sono arrivato ad Alessandria con l’avvento della Presidenza di Giorgio Veltroni, nella stagione 2010/2011. I ricordi sono ovviamente belli in quanto, partendo praticamente da zero, abbiamo fatto un campionato importante culminato con l’amaro in bocca: credo più per eventi particolari che per demerito nostro. La squadra, i tifosi, la città siamo stati, tutti, molto attaccati alla stagione calcistica che ha dato grandi soddisfazioni: peccato per il finale, poteva essere un altro.

Come era stato il primo contatto con Giorgio Veltroni?

Giorgio Veltroni era stato Presidente del Sansovino, per tre anni, dove avevamo vinto due campionati e la Coppa Italia approdando in Serie C2. Successivamente la squadra era retrocessa, fino all’Eccellenza. Durante l’estate mi disse che era intenzionato ad acquisire l’Alessandria Calcio. Io ero, ovviamente, all’oscuro di tutto. Sono arrivato ad Alessandria e, da quel momento, era iniziato il pressing di Giorgio Veltroni per tentare di convincermi a fare il Direttore Sportivo, sinceramente, non ero tanto convinto perché ero distante da casa e perché alla Sansovino avevamo costruito una squadra importante per puntare a vincere il campionato. L’insistenza fu praticamente continua cosicché accettai il ruolo di Direttore Sportivo.

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A un certo punto della stagione 2010/2011 Giorgio Veltroni si defilò rimanendo senza la figura del Presidente.

Non vi fu la realizzazione dello stadio nuovo cosicché, a fine gennaio, Veltroni si defilò.

Eravamo immersi nel campionato e stavamo andando bene: il sottoscritto non ha voluto tenere il comportamento di Giorgio Veltroni e rimase ad Alessandria: da quel momento in poi ero stato ancora più presente. Credevamo tanto nella squadra e quell’evento ci aveva dato ancora più stimoli per fare bene.

Dopo la semifinale playoff persa, contro la Salernitana, cosa era successo?

Al termine della sfida contro la Salernitana, della gara di ritorno, avevo preso, in maniera vergognosa, un anno di squalifica.

La scelta di Alessio De Petrillo come allenatore è stata di Cardini? 

La scelta dell’allenatore era stata mia. Portai il mister a colloquio con l’intera proprietà. Avevo sollecitato tre allenatori: iniziarono gli incontri e la dirigenza si fermò al primo allenatore con cui ebbero il colloquio, ovvero De Petrillo.

Dopo l’addio ad Alessandria come è continuata la vita calcistica di Nario Cardini?

Io non ho avuto chiamate da nessuno anche se credo che, nella stagione 2010/2011, il lavoro svolto sia stato ottimo. Quella stagione costò, totalmente, 1 milione e 600 mila euro. Io lasciai in entrata 900 mila euro: la cessione di Loris Damonte al Varese e la cessione della comproprietà prima, poi diventata definitiva, di Raffaele Pucino, sempre al Varese fruttarono queste due operazioni, 750 mila euro. Gli altri 150 mila euro arrivarono dal contributo giovani, avendo fatto giocare stabilmente under e la valorizzazione di Samuele Romeo.

Cosa mi dice di Maurizio Sarri?

Io con Sarri ho lavorato quattro anni: 3 al Sansovino ed 1 ad Alessandria. Fin dai tempi della Sansovino, dove Sarri era dipendente di banca, mi chiedeva spesso se nel calcio avrebbe avuto chance: io gli sempre risposto di si. Vedevo i metodi di lavoro che aveva, vedevo la facilità con cui conquistava il gruppo nello spogliatoio. Aveva delle idee calcistiche innovative che davano risultati importanti. Alla Sansovino vincemmo un campionato e una Coppa Italia di Serie D raggiungendo la Serie C2. Non a caso lottai moltissimo con Veltorni per fare ingaggiare Sarri come allenatore. Quando decisi di assumere l’incarico di Direttore Sportivo misi a Giorgio Veltroni la condizione che per avere il sottoscritto doveva esserci Sarri come allenatore: a quel punto il Presidente cedette.

Una persona importante per l’Alessandria Calcio, nella stagione 2010/2011, era stato Marcello Marcellini.

Premetto che con Marcello Marcellini ci sentiamo, siamo rimasti in ottimi rapporti: è una persona sincera e leale con cui abbiamo convissuto tutta la stagione. Era stato un personaggio importante, fondamentale a livello organizzativo, di presenza e di conoscenza aiutava il sottoscritto e la Dirigenza a conoscere la città e l’ambiente.

Nel calcio, come in qualsiasi altra attività servono qualità umane. Senza quelle non si ha tutto il resto.

Ha seguito le vicende dell’Alessandria degli ultimi anni: quali opinioni si è fatto?  

E’difficile dare una risposta da lontano. Diciamo che, tra quello che mi viene da alcuni amici con cui ci sentiamo, da quello che vedo, il Presidente Di Masi è molto attaccato alla realtà alessandrina e ha investito molti soldi nella società. Probabilmente non ha, ma questa affermazione va presa con le pinze, da esterno, mia opinione, non ha mai trovato le persone giuste per fare il progetto.

Come giudica la Serie C degli ultimi anni?

La Serie C è scaduta perché i giovani di oggi non sono disposti al sacrificio come i giovani di anni fa e questo lo si vede in tutte le categorie. Oggi basta fare una gara discreta e subito si accendono percorsi che, anni fa, erano impensabili: il sacrificio, l’umiltà, mettere il cuore e l’anima sono cose che non appartengono ai giovani d’oggi.