Autore: Paolo Baratto

Le Nostre Interviste

Giannoni: “Tifosi grigi non mollate mai: siete fantastici”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Mario Giannoni, difensore dell’Alessandria dalla stagione 1997/1998 all’annata 2001/2002. Giannoni, quali sono i suoi ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria? I ricordi sono belli in quanto sono stati i cinque anni della mia carriera in cui mi sono trovato meglio sia a livello di compagni di squadra che di ambiente cittadino. Sono state cinque annate travagliate e costellate da promozioni e retrocessioni. Il primo anno in cui ho giocato nell’Alessandria, con una squadra certamente non completa, avevamo avuto delle

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Mariotto: “Alessandria città vera, una di quelle che ti lasciano il segno”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Massimo Mariotto, centrocampista dell’Alessandria nelle stagioni 1995/1996 e 1996/1997 Mariotto quali sono i ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria? Sono state stagioni molto belle, all’inizio, in quanto, in entrambe le stagioni, si partiva con il favore del pronostico ma non eravamo riusciti neppure a raggiungere i playoff. Sulla carta l’Alessandria era considerata uno squadrone. Durante il periodo estivo un noto quotidiano sportivo nazionale dava la formazione grigia in pole position per la vittoria finale del campionato. Inspiegabilmente sul campo era successo l’esatto contrario. Il Direttore Sportivo Renzo Melani aveva commesso l’errore di ingaggiare tutti giocatori capitani di varie squadre, già trentenni, inserendoli all’interno della rosa della squadra grigia. Forse l’età, forse la lotta per la leadership non si era riusciti a creare una squadra vera. Sono state due annate in cui vi sono stati momenti in cui abbiamo giocato del buon calcio ma ci siamo poi persi per strada. Ho un grande ricordo della città Alessandria, della tifoseria: una città vera, di quelle che ti lasciano il segno. Non sono state le mie stagioni migliori dal punto di vista calcistico: sono giunto ad Alessandria che avevo più di trent’anni con la vittoria del campionato, da capitano, ottenuta la stagione precedente nella Reggina.  Ritengo di non avere fatto benissimo in maglia grigia: alla fine ricordo anche delle cose non simpatiche ed ero consapevole che mi stavo avvicinando a fine carriera. In tutti questi anni mi è rimasto il rammarico di non aver fatto bene ad Alessandria. Sono venuto questa estate in Alessandria e mi ha fatto piacere ritornare dopo tanti anni. L’Alessandria aveva una grande società, precisa, con dei grandi rapporti interpersonali. Nell’estate del 1995 come è maturata la scelta di andare a giocare ad Alessandria? Quando ero alla Reggina giocavo con Rubens Pasino, il papà Fulvio veniva sempre a vedere giocare il figlio ed è stato proprio Fulvio a fare il mio nome a Renzo Melani. Io non volevo andare via dalla Reggina ma, nell’estate del 1995, erano succede varie vicissitudini che mi avevano convinto a lasciare la Calabria. Avevo ricevuto diverse offerte ma avevo deciso di trasferirmi ad Alessandria perché sapevo che era una piazza calda scartando altre squadre che andavano per la maggiore. Alla fine della stagione 1996/1997 si era trasferito all’Atletico Catania. Io sono stato tantissimi anni a Reggio Calabria pur essendo nativo del Veneto e mi ero trovato bene al Sud. L’Atletico Catania mi cercava da anni perché io avevo sempre campionati di vertice e la società era guidata da un Presidente ambizioso, era stato bravo a coinvolgermi. Era stata un’altra esperienza formativa in una città impegnativa come Catania. Mariotto ha giocato in squadre e in categorie importanti: quale è l’allenatore che l’ha allenata che ricorda con maggiore affetto? Il mio allenatore a cui devo tutto è Alberto Bigon. L’ho avuto a Conegliano, io ero giovanissimo ed è stato Bigon a volermi a Reggio Calabria e all’Udinese: io ero il suo giocatore. Nel 1999 Mariotto ha chiuso la carriera da calciatore. Quando ha smesso con l’attività agonistica come è maturata la scelta di intraprendere la carriera di Direttore Sportivo? Io ho sempre avuto, in testa, l’idea di svolgere ruoli dirigenziali mentre fare l’allenatore non mi ha mai preso anche perché mi rendevo conto che ero più bravo nei rapporti interpersonali. L’intelligenza calcistica in campo è una cosa mentre trasmettere i concetti è una cosa diversa. L’ultima squadra in cui ha fatto il Direttore Sportivo è stato il Monopoli. Sono stato a Monopoli in quanto il Presidente della società pugliese mi aveva rivelato che avrebbe comperato il Bari portandomi con sé ma la trattativa non andò in porto. Quali sono i suoi ricordi di Gino Amisano? Era un personaggio, una persona simpatica, alla mano. Era un po’ il papà di tutti i giocatori. Eravamo stati a visitare la sua azienda. Non era una persona che dava molta confidenza ma il ricordo è ottimo. Gli addetti ai lavori considerano il livello qualitativo della Serie C degli ultimi anni orientato verso il basso. Quale è la sua opinione? La penso anche io. Ritengo noi calciatori degli anni novanta più forti dei calciatori attuali dei Serie C.

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Cardini: “Campionato importante culminato con l’amaro in bocca”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Nario Cardini, Direttore Sportivo dell’Alessandria nella stagione 2010/2011  Cardini quali i suoi ricordi della stagione in cui è stato Direttore Sportivo dell’Alessandria? Io sono arrivato ad Alessandria con l’avvento della Presidenza di Giorgio Veltroni, nella stagione 2010/2011. I ricordi sono ovviamente belli in quanto, partendo praticamente da zero, abbiamo fatto un campionato importante culminato con l’amaro in bocca: credo più per eventi particolari che per demerito nostro. La squadra, i tifosi, la città siamo stati, tutti, molto attaccati alla stagione calcistica che ha dato grandi soddisfazioni: peccato per il finale, poteva essere un altro. Come era stato il primo contatto con Giorgio Veltroni? Giorgio Veltroni era stato Presidente del Sansovino, per tre anni, dove avevamo vinto due campionati e la Coppa Italia approdando in Serie C2. Successivamente la squadra era retrocessa, fino all’Eccellenza. Durante l’estate mi disse che era intenzionato ad acquisire l’Alessandria Calcio. Io ero, ovviamente, all’oscuro di tutto. Sono arrivato ad Alessandria e, da quel momento, era iniziato il pressing di Giorgio Veltroni per tentare di convincermi a fare il Direttore Sportivo, sinceramente, non ero tanto convinto perché ero distante da casa e perché alla Sansovino avevamo costruito una squadra importante per puntare a vincere il campionato. L’insistenza fu praticamente continua cosicché accettai il ruolo di Direttore Sportivo. A un certo punto della stagione 2010/2011 Giorgio Veltroni si defilò rimanendo senza la figura del Presidente. Non vi fu la realizzazione dello stadio nuovo cosicché, a fine gennaio, Veltroni si defilò. Eravamo immersi nel campionato e stavamo andando bene: il sottoscritto non ha voluto tenere il comportamento di Giorgio Veltroni e rimase ad Alessandria: da quel momento in poi ero stato ancora più presente. Credevamo tanto nella squadra e quell’evento ci aveva dato ancora più stimoli per fare bene. Dopo la semifinale playoff persa, contro la Salernitana, cosa era successo? Al termine della sfida contro la Salernitana, della gara di ritorno, avevo preso, in maniera vergognosa, un anno di squalifica. La scelta di Alessio De Petrillo come allenatore è stata di Cardini?  La scelta dell’allenatore era stata mia. Portai il mister a colloquio con l’intera proprietà. Avevo sollecitato tre allenatori: iniziarono gli incontri e la dirigenza si fermò al primo allenatore con cui ebbero il colloquio, ovvero De Petrillo. Dopo l’addio ad Alessandria come è continuata la vita calcistica di Nario Cardini? Io non ho avuto chiamate da nessuno anche se credo che, nella stagione 2010/2011, il lavoro svolto sia stato ottimo. Quella stagione costò, totalmente, 1 milione e 600 mila euro. Io lasciai in entrata 900 mila euro: la cessione di Loris Damonte al Varese e la cessione della comproprietà prima, poi diventata definitiva, di Raffaele Pucino, sempre al Varese fruttarono queste due operazioni, 750 mila euro. Gli altri 150 mila euro arrivarono dal contributo giovani, avendo fatto giocare stabilmente under e la valorizzazione di Samuele Romeo. Cosa mi dice di Maurizio Sarri? Io con Sarri ho lavorato quattro anni: 3 al Sansovino ed 1 ad Alessandria. Fin dai tempi della Sansovino, dove Sarri era dipendente di banca, mi chiedeva spesso se nel calcio avrebbe avuto chance: io gli sempre risposto di si. Vedevo i metodi di lavoro che aveva, vedevo la facilità con cui conquistava il gruppo nello spogliatoio. Aveva delle idee calcistiche innovative che davano risultati importanti. Alla Sansovino vincemmo un campionato e una Coppa Italia di Serie D raggiungendo la Serie C2. Non a caso lottai moltissimo con Veltorni per fare ingaggiare Sarri come allenatore. Quando decisi di assumere l’incarico di Direttore Sportivo misi a Giorgio Veltroni la condizione che per avere il sottoscritto doveva esserci Sarri come allenatore: a quel punto il Presidente cedette. Una persona importante per l’Alessandria Calcio, nella stagione 2010/2011, era stato Marcello Marcellini. Premetto che con Marcello Marcellini ci sentiamo, siamo rimasti in ottimi rapporti: è una persona sincera e leale con cui abbiamo convissuto tutta la stagione. Era stato un personaggio importante, fondamentale a livello organizzativo, di presenza e di conoscenza aiutava il sottoscritto e la Dirigenza a conoscere la città e l’ambiente. Nel calcio, come in qualsiasi altra attività servono qualità umane. Senza quelle non si ha tutto il resto. Ha seguito le vicende dell’Alessandria degli ultimi anni: quali opinioni si è fatto?  

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Pagano: “Angelo Gregucci era il simbolo di Alessandria per la sua caparbietà e per il suo temperamento”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Rocco Pagano, centrocampista dell’Alessandria della stagione 1983/1984.  Pagano, quali sono i ricordi della stagione 1983/1984 nella quale ha vestito la maglia dell’Alessandria. E’ stata una stagione, nonostante le poche presenze in campo, importante. Era la mia prima annata in Serie C, categoria che era ambita da molti giovani calciatori. Quella Alessandria, con alla presidenza la famiglia Calleri, era una grande squadra. Per me è stato un approccio importante nel calcio dei professionisti. Nell’estate del 1983 come è maturata la scelta di andare ad Alessandria? Ho disputato la stagione 1982/1983 al Banco di Roma, dove avevo giocato principalmente nel girone di ritorno: il mio cartellino era di proprietà della Juventus. Al termine di un allenamento incontrai Gianmarco Calleri, persona che io non conoscevo e mi parlò della sua intenzione di fare una grande Alessandria chiedenomi la disponibilità di approdare in riva al Tanaro. Soprattutto Calleri era giunto al campo di allenamento su suggerimento di Carlo Regalia. Alla fine dell’estate del 1984 ci fu il passaggio di Rocco Pagano al Derthona. Era stata un’estate non molto bella in quanto era finito il calciomercato ed avevo rifiutato il trasferimento all’Olbia, in Serie C2 ed ero rimasto senza squadra. Con il senno di poi posso dire che era stata una scelta azzeccata. Dopo soltanto dieci giorni ricevetti la proposta dell’allenatore del Derthona Angelo Domenghini intenzionato a fare una squadra composta principalmente da giocatori che, nella stagione precedente, avevano giocato poco. Nella sua carriera da calciatore quale è stato l’allenatore che ricorda con maggiore affetto? Giovanni Galeone è stato l’allenatore che mi ha valorizzato, tirando fuori il meglio da me anche se, per quanto riguarda il mio ruolo, in campo, devo tutto ad Angelo Domenghini che ho avuto come mister al Derthona. Io approdai a Tortona coprendo il ruolo di mezzala destra ma Domenghini mi spostò sulla linea laterale. All’inizio ero un pò scettico per questa sua decisione e, invece, fu una scelta azzeccata. Nel suo personale palmares vi è, tra gli altri, un campionato di Serie B vinto con il Pescara, nella stagione 1986/1987 e un campionato di Serie C vinto con il Perugia, nella stagione 1993/1994. Io a Pescara ho vinto due campionati raggiungendo, in entrambi i casi, la Serie A e un campionato l’ho vinto con il Perugia raggiungendo, anche in questo caso, la massima categoria. Poi, ho conquistato due campionati di Serie C1 al Perugia, con Luciano Gaucci come Presidente. Quali sono i suoi ricordi di Angelo Gregucci come calciatore? Con Angelo Gregucci avevamo vissuto dei momenti belli: era un gran bel gruppo. Mi ricordo che stavamo molto bene tra noi calciatori, non vi era invidia tra chi giocava e chi stava seduto in panchina: tutto quello che adesso non succede. Angelo era il simbolo di Alessandria per la sua caparbietà e per il suo temperamento. Rocco Pagano si è ritato dal mondo del calcio di recente. L’ultimo anno in cui ho giocato per una squadra professionista fu a Teramo, in Serie C2. Poi mi sono avvicinato a casa e ho continuato a giocare in Eccellenza, Promozione e Prima Categoria, facendo tutte le categorie. Poi si arriva ad un punto in cui ci si rende conto che è meglio fermarsi. Essere citati, durante una trasmissione sportiva nazionale, da Paolo Maldini le avrà fatto molto piacere. Quell’episodio mi ha ridato molta popolarità. Io non me ero reso conto anche perchè quando ho affrontato il Milan sfidavo avversari che erano dei mostri calcistici. Ha seguito le vicende dell’Alessandria degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto? Ormai da quando ho smesso di giocare a calcio ho staccato completamente da quell’ambiente. Ho abbandonato tutto e non sono informato di nulla.

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Sabadini: “Ad Alessandria ho lasciato il cuore. Ricordo un pubblico caldo con lo stadio sempre pieno.”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Giuseppe Sabadini, ex allenatore dell’Alessandria con cui vinse il campionato di Serie C2 nella stagione 1990/1991. Sabadini nell’estate del 1990, dopo l’esperienza da allenatore a Venezia, come è maturata la scelta di approdare ad Alessandria.

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Brilli: “Ad Alessandria ho vissuto un’annata straordinaria”

Questa settimana la redazione di Hurrà grigi ha incontrato Mirco Brilli, difensore dell’Alessandria nella stagione 1988/1989 Brilli, quali sono i ricordi della stagione 1988/89 in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria? Fu un’annata straordinaria. Riuscimmo a vincere il campionato con una difesa solida e compatta che subì soltanto tre gol in casa. Era una squadra costruita per vincere ed abbiamo vinto. Vincere è sempre difficile, a tutti i livelli. Nell’estate del 1988 dopo tre stagioni passate a Spezia come è maturata la scelta di approdare Ricevetti la telefonata del mister Renzo Melani: mi chiese se ero intenzionato a lasciare Spezia, club in cui ho militato per tre anni, perché, ad Alessandria, c’era il progetto di costruire una squadra che riuscisse a vincere il campionato. Io non conoscevo la società ma ebbi le rassicurazioni del caso da parte di Melani e, conoscendo l’esperienza di vittorie di campionati che aveva il mister accettai la proposta dell’Alessandria. Dopo l’annata 1988/1989 come è maturata la scelta di andare a Novara?

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