Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Fornaciari: “Gino Amisano una persona stupenda, molto attaccato alla squadra”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Giuseppe Fornaciari, difensore dell’Alessandria dal mese di luglio del 1997 all’ottobre 2000

 Fornaciari, quali sono i suoi ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?

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A livello di città, ambiente e società mi sono trovato molto bene. L’Alessandria era guidata da un Presidente straordinario, Gino Amisano, una persona stupenda, molto attaccato alla squadra. Con la città ho avuto un rapporto meraviglioso: mantengo, tutt’ora, rapporti di amicizia. Per quanto riguarda l’aspetto calcistico non sono stati anni felici: la prima stagione la società aveva costruito un organico molto forte con l’obiettivo di vincere il campionato ma, alla fine, eravamo retrocessi in Serie C2. Vi erano state molte incomprensioni tra lo staff dirigenziale e i giocatori.

Il secondo anno avevamo un’ottima squadra costruita per poter salire di categoria ma, alla fine, l’obiettivo non venne raggiunto. Furono due anni fallimentari, calcisticamente perché avevamo, sia dal punto di vista societario che di squadra, un potenziale importante per poter ambire a traguardi diversi da quelli che invece raggiungemmo. E’ stata una bella esperienza in quanto permise di conoscere tante persone con cui sono tutt’ora in contatto.

Nell’estate del 1997, dopo l’esperienza alla Spal, come è maturata la scelta di  approdare ad Alessandria?

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Dopo la Spal dovevo andare a giocare in Serie B, nell’Acireale ma dopo un colloquio con il mio procuratore accettai la proposta dell’Alessandria. Mi lasciai convincere dal progetto ambizioso della società, dal Presidente Amisano, che era molto carismatico e cosi accettai di approdare ad Alessandria. La decisione fu ferma e decisa.

Dopo pochi mesi, esattamente, ad ottobre del 2000, aveva lasciato l’Alessandria per approdare a Marsala: come è maturata questa decisione?

Quando giunse ad Alessandria la famiglia Spinelli mi propose, in un primo momento, il rinnovo del contratto poi i programmi cambiarono in quanto arrivò il veto dell’allenatore. Io ad Alessandria stavo bene e volevo terminare la mia carriera in maglia grigia. Aspettai per un certo periodo a riprendere a giocare a calcio in quanto avevo acquisito il patentino di allenatore.

Mi arrivò la proposta di poter tornare a giocare in Serie C1 in quanto c’era un Direttore Sportivo che avevo avuto ad Avellino e mi contattò per approdare a Marsala.

Nella sua carriera quale è stato l’allenatore che ricorda con maggiore affetto?

Tutte le persone che lo hanno avuto come allenatore potrebbero dire Zeman ma in realtà non è cosi. Zeman è un grande uomo di calcio, il migliore per quanto riguarda il modulo 4-3-3. Tutti gli allenatori vogliono imitare il boemo ma ottengono solamente dei fallimenti. Solo chi è stato allenato Zeman può capire che tipo di sistema di allenamento e di metodi di pensiero ha. A livello di potenziale tecnico/calcistico e di insegnamento della zona ritengo Zeman il numero uno. Con il boemo non ho avuto un grande rapporto a livello umano. Ho avuto allenatori, che ancora oggi ricordo con molto affetto che a livello tecnico hanno pochissimo da invidiare a Zeman.

Ho avuto forte ammirazione per Corrado Orrico che, se l’avessi incontrato anni prima, avrei fatto anni calcistici, insieme al mister, a grandissimi livelli. Fuori dal campo era una persona stupenda: sono stato con lui due stagioni, una ad Alessandria e una ad Avellino. Tra Zeman e Orrico ero arrivato ad essere il calciatore top del sistema di gioco 4-3-3: il primo era fortissimo nella fase offensiva mentre il secondo era il massimo nella fase difensiva.

Ho avuto tanti tipi di allenatori ma quelli sono rimasti nel mio cuore sono Corrado Orrico e Salvo Bianchetti.

Ha seguito le vicende dell’Alessandria Calcio degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto?

Seguo tutti gli anni l’Alessandria perché le squadre dove io ho giocato sono le mie squadre del cuore, nel bene e nel male, in quanto ci ho passato anni  importanti della mia carriera. A livello societario non so nulla, seguo le squadre attraverso i quotidiani. L’Alessandria parte, in ogni stagione, con l’obiettivo di vincere il campionato e poi arriva ai playoff che non terminano con l’obiettivo sperato. Non vivendo la realtà della squadra in prima persona non posso giudicare quali sono le dinamiche interne della società. Mi limito soltanto al risultato della domenica.

Cosa c’è nell’attualità di Giuseppe Fornaciari?

Faccio un altro tipo di lavoro, non faccio più parte del mondo del calcio che mi ha dato tanto ma, quello volevo fare, in questo mondo, non mi era stato permesso. Lavoro per una ditta di Ornago, situata in Monza-Brianza da quindici anni. Il prossimo anno andrò la pensione.

Da osservatore come giudica l’attuale Serie C rispetto alla categoria in un cui Fornaciari era calciatore?

Con qualsiasi opinionista si parli la Serie C, di allora, viene considerata più competitiva di quella attuale. Io invece ho un’opinione contraria. La Serie C attuale è più forte di quella di qualche anno fa. Negli ultimi anni, nei campionati di terza serie, ci sono squadroni, da Nord a Sud, mozzafiato. Basti pensare solamente al Monza nella passata stagione. Sono gironi di altissimo livello per la categoria. Dal mio punto di vista non posso fare paragoni in quanto era un tipo di calcio diverso: ai miei tempi eravamo meno veloci. Ormai il calcio è globalizzato anche in Serie C.

In conclusione un saluto da parte di Fornaciari alla tifoseria grigia.

Volevo salutare tutti i miei amici alessandrini, tutta la città Alessandria e soprattutto i tifosi grigi che sono sempre stati, nel bene e nel male, molto attaccati alla squadra. Un grandissimo in bocca al lupo alla società Alessandria, alla squadra e spero, il prossimo anno, di venire al Moccagatta ad assistere alla Serie B.