Califano: “Sono stato amato dalla tifoseria, c’è stato subito feeling”

La redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Gianni Califano, centravanti dell’Alessandria nelle stagioni 1996/97, 1997/98 ed attuale Direttore Sportivo del Prato.
Califano, quali sono i ricordo delle due stagioni in cui è stato ad Alessandria?
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In realtà è stata soltanto una la stagione in cui ho giocato nell’Alessandria Calcio perchè, dopo le Universiadi mi sono trasferito al Savoia. Ho un bellissimo ricordo di quella stagione con tanto rammarico in quanto ritengo che la nostra squadra era una compagine forte e, dato il potenziale che avevamo, dovevamo disputare un campionato più importante. Purtroppo nel periodo della sosta natalizia la rosa ha subito diversi infortuni che si sono rivelati determinanti: tanti giocatori bravi come Fontana, Notaristefano, Avallone, Mariotto hanno avuto problemi importanti: ritengo che, con la squadra al completo, avremmo sicuramente disputato una stagione migliore. Dal punto di vista personale ho segnato dieci reti, credo che ne avrei potuto segnare molte di più ma mi è rimasto un bellissimo ed importante ricordo anche se è sempre minore rispetto a quando non si raggiunge un risultato prestigioso.
In amichevole, ero appena arrivato ad Alessandria, contro il Genoa, ho realizzato il più bel gol con la maglia grigia.
Faccio parte di quella rosa che ha composto l’inno ufficiale dell’Alessandria che, ancora adesso, viene trasmesso prima dell’inizio delle gare al Moccagatta.
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1 settembre 1996 Alessandria-Como 2-1 è la partita in cui ha debuttato, con gol, con la maglia dell’Alessandria: si ricorda quell’incontro?
Il primo gol in campionato non si scorda mai. Un gol bellissimo, di testa, su cross di Ivano Della Morte sotto la curva avversaria. Sono stato subito amato dalla tifoseria, c’è stato subito feeling. Ho ricevuto anche critiche, nel girone di ritorno, quando i risultati venivano a mancare. Era una squadra che poteva e doveva fare molto di più. Il Presidente Amisano aveva fatto imvestimenti importanti.
Califano ha avuto una carriera lunga iniziata nel Torino e terminata nella Sambenedettese, quale è la squadra, oltre Alessandria, a cui è rimasto maggiormente legato?
Chiaramente a Savoia, perchè ho vinto il campionato dalla Serie C1 alla B: ricordi che rimangono indelebili e poi Giulianova dove ho realizzato 52 reti in 110 presenze: è la mia seconda casa.
Venendo all’attualità le chiedo come è la vita da Direttore Sportivo?
All’inizio ho sofferto tanto l’allontanamento dai campi. Quando si è calciatore si è sotto i riflettori, vivendo in una specie di mondo ovattato. Quando un giocatore smette l’attività agonistica è un po’ abbandonato da tutti: credo che questa sia la realtà delle cose: manca lo spogliatoio ed il campo. Ho voluto restare nel mondo del calcio e mi ritengo fortunato a far parte ancora parte. Ero indeciso se fare allenatore o il Direttore Sportivo ed ho deciso di scegliere la seconda strada. La consapevolezza di non avere un carattere molto duro e fermo mi ha fatto optare per scegliere la carriera del Direttore Sportivo dove mi sono tolto delle belle soddisfazioni: ho conquistato la salvezza con il Bellaria Igea Marina, con il Monza e con il Prato. A Monza avevamo una squadra fortissima ma siamo rimasti abbandonati dalla proprietà. E’ un mondo totalmente diverso dove ci si deve preoccupare degli altri e si deve coccolare gli altri, a volte si deve essere rigidi: io sono molto buono con i ragazzi: sono duro solo quando serve. Credo più nella politica del dare sostegno e consigli.
Come giudica l’Alessandria degli ultimi anni?
Ho fatto parte del girone dell’Alessandria quando ero Direttore Sportivo del Monza e del Prato. Alessandria ha la fortuna di avere una persona, Luca Di Masi, con delle grandi disponibilità economiche, non capita sempre. Il Presidente ha dato tutto sé stesso ma, sicuramente, quando non si vince è perchè si sono commessi degli errori. E’ stato un peccato che l’Alessandria non si riuscita, negli ultimi anni, a centrare la promozione in Serie B: soprattutto l’anno che a vincere il campionato è stata la Cremonese. Quello credo sia stato l’anno più duro da dimenticare però quando si ha la fortuna di avere un Presidente come Luca Di Masi, prima di lasciarlo andare via, con tutti i disastri che ci sono in giro, bisogna pensarci molte volte. E’ chiaro che dopo alcuni anni in cui si prova a vincere il campionato e si investe molte risorse economiche è giustificato un anno in cui si decida di puntare sui giovani. A questa società auguro che torni l’entusiasmo affinchè porti l’Alessandria in Serie B.
Un suo giudizio sull’introdiuzione delle seconde squadre?
Credo che ci sia stata troppa fretta: avrebbe dovuto esserci maggiore programmazione. Soltanto la Juventus ha aderito. Da un punto di vista mediatico è una bella cosa. Se scendiamo nel particolare la Serie C rischia di perdere la bellezza del campanilismo dei derby: la Serie C è stata e sarà quella a cui non si può togliere il campanilismo. Le cose devono essere programmate con maggiore tempo.
Le regole delle essere ferree: basta iscrizioni con società che non si possono permettere di finire la stagione e che poi falsificano il campionato. La nuova governance mi pare avere idee abbastanza chiare.
Cosa c’è nell’attualità di Gianni Califano?
Sono Direttore Sportivo del Prato da tre anni. Il primo anno abbiamo ottenuto la salvezza, nella scorsa stagione siamo retrocessi in Serie D, giocando a Pontedera e non nel nostro stadio cittadino. In questa stagione abbiamo raggiunto matematicamente salvezza.