Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Fascetti: “Un allenatore con dei giocatori scarsi non vincerà mai”

La redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Eugenio Fascetti che, da allenatore ha ottenuto 5 promozioni in Serie A con il Lecce (1984/1985), con la Lazio (1987/1988), Torino (1989/1990), Verona (1990/1991), Bari (1996/1997) e una promozione in Serie B con il Varese (1979/1980)  ed ha anche ricevuto il premio speciale del Settore Tecnico della Figc nel 2003. 

Fascetti come giudica il livello attuale del calcio italiano?

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Giudico il livello del calcio italiano basso, a parte qualche ragazzo interessante. Alcuni giocatori se venissero impiegati con maggiore continuità potrebbero emergere ma quando vedo in televisione le partite della Serie A, soprattutto disputate dai top club, dove ci sono in campo più stranieri che italiani ritengo che non si vada da nessuna parte. Questo influisce negativamente anche sulla Nazionale.

Come giudica l’introduzione nella Serie C delle seconde squadre?

E’ una novità sicuramente interessante. E’ inutile disputare, per diversi anni, il Campionato Primavera. E’ giusto che i ragazzi partecipino a campionati di un certo livello come la Serie C

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Nel corso degli anni è mutato il ruolo dell’allenatore?

Io è un pò che sono fuori dal giro ma penso che il ruolo dell’allenatore è divenuto molto difficile. Ci sono rose numerose, formate da 25 giocatori: ritengo che non serva a molto avere rose consistenti. Credo che quando un giocatore non è in grado di disputare due gare alla settimana è meglio che cambi mestiere.

Quali sono le caratteristiche che devono avere le squadre per vincere dei campionati?

In primis i giocatori buoni. Un allenatore bravo con dei giocatori scarsi non vincerai mai dei campionati. Senza ottimi giocatori non si arriva da nessuna parte.

Nell’arco della sua carriera da allenatore quale è il giocatore più completo che ha avuto modo di allenare?

Direi un misto tra Zambrotta e Cassano che ho allenato da ragazzo, quando aveva 16 anni. Poi direi Stoikovic: lo slavo che militava nell’Hellas Verona.

Da giocatore ho avuto la fortuna di vedere da vicino Sivori, Suarez e Di Stefano.

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