Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Da brutto anatroccolo a splendido cigno

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Correva la stagione 1983/1984. Il Bari, all’epoca squadra militante in Serie C1, raggiunse, tra lo scalpore generale, un’insperata semifinale di Coppa Italia dopo aver eliminato due corazzate come Fiorentina e Juventus. Erano gli anni ’80: quelli della disco, dei primi McDonald’s, della vespa, di Holly e Benji e del calcio vissuto negli stadi. Sì, di diritti televisivi, per fortuna, non se ne parlava ancora: chi voleva veder giocare la propria squadra del cuore doveva necessariamente varcare i cancelli di uno stadio e godersi lo spettacolo dal vivo. Erano gli anni in cui la Serie A dominava il mondo grazie alla corposa lista di “top players” che poteva vantare: Platini, Maradona, Zico, Rummenigge, Van Basten, Zoff. Potremmo dilungarci ancora per ore e ore.
Trent’anni dopo tutto è cambiato: la tecnologia cammina di pari passo con l’uomo, Sky e Mediaset monopolizzano i diritti televisivi, i cartoni animati non sono più in voga come un tempo. Ma sempre trent’anni dopo si riscrive una particolare statistica: la presenza di una squadra di Serie C, oggi Lega Pro, nel lotto delle semifinaliste della Coppa Italia. Parliamo ovviamente dell’Alessandria, della nostra Alessandria. Negli anni ’80 i Grigi boccheggiavano tra Serie C1 e Serie C2, con prospettive non troppo rosee; oggi lottano per salire in Serie B e, soprattutto, si ritrovano in semifinale di Coppa Italia. Chi lo avrebbe mai detto? Nessuno. In Inghilterra situazioni di questo tipo rappresentano la normalità, in Italia un’anomalia. La nostra coppa nazionale è un gioco al massacro per le piccole realtà provinciali che vi partecipano: turni preliminari ad agosto, trasferte quasi proibitive e poche agevolazioni per quel che concerne la composizione dei calendari. L’obiettivo della Lega Calcio è quello di portare nella fase finale del torneo le solite note e di ridurre sensibilmente la visibilità di squadre il cui appeal non è alto. L’Alessandria, a questo riguardo, ha compiuto un’impresa di dimensioni mastodontiche, eliminando gettonate squadre di Serie A, mostrando un gioco arioso, votato decisamente all’attacco, e incantando l’Italia intera grazie agli eccezionali risultati ottenuti. I Grigi, proprio come quel Bari della stagione 1983/1984 allenato da Bruno Bolchi, hanno dunque vestito i panni di “guastafeste” all’interno di un sistema malato, mirato a sopprimere l’esplosione di alcune realtà meritevoli di recitare in ambiziosi palcoscenici. Un’impresa comunque tutt’altro che casuale: il presidente Di Masi ha costruito un autentico gioiellino, efficiente sia in termini finanziari che in termini prettamente tecnici. Gli anni dei fallimenti, del calcioscomesse e delle retrocessioni sembrano aver fatto definitivamente spazio a un’altra pagina della gloriosa storia dell’Alessandria Calcio. Da brutto anatroccolo a splendido cigno: quando la forza delle idee ha la meglio sui soldi e sulla fama…

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