Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Roberto Cavallero: «Che ricordi sul pullman insieme ai giocatori!»

cavalleroCome era già accaduto nella scorse settimane con Federico Lazzarin, in questo numero di Hurrà Grigi mi fa particolarmente piacere intervistare Roberto Cavallero, dato che, oltre ad essere giornalista e tifoso dell’Alessandria Calcio, ha effettuato molte delle riprese realizzate per la videogallery presente all’interno del sito www.museogrigio.it. In realtà, quella di filmare immagini anche per eventi sportivi è una passione che Roberto ha sviluppato già da molto tempo, come testimoniano alcuni video postati su Youtube, che hanno già avuto tantissime visualizzazioni.
«Nel 2009, sapendo che avrei assistito ad entrambe le gare contro il Como che rappresentavano lo spareggio per andare in Serie C/1, ho deciso di riprendere la tifoseria grigia, sia in casa che a Como. E se al Sinigalia fu molto emozionante (nonostante i grigi fossero in trasferta, nel video si sente chiaramente come i cori degli Ultras Grigi siano molto più potenti rispetto a quelli dei sostenitori lariani), al ritorno al Moccagatta fu un’emozione stupenda sistemarmi sotto la vecchia Gradinata Nord e filmare la curva strapiena di tifosi».
Per chi avevi realizzato questi video? Ce n’è uno in particolare a cui sei più affezionato?
«Avevo appena terminato la mia esperienza, durata quasi un anno e mezzo, con Giornal.it una sera, durante una serata organizzata dai Lions, ho conosciuto Andrea Guenna e gli ho chiesto di poter collaborare per Alessandria Sport (all’epoca non era stata ancora creata l’attuale testata on line Alessandria Oggi), cosa che che poi è avvenuta fino al 2012. Tra i vari argomenti di cui mi occupavo, c’era anche lo sport e mi è venuto in mente di effettuare qualche filmato per questa testata, da postare poi su Youtube: in particolare, mi fa piacere ricordare un breve filmato realizzato quando passò da Alessandria il Giro d’Italia».
È il tuo primo anno in tribuna stampa, durante le partite che si disputano allo stadio Moccagatta: come giudichi la tua esperienza maturata sinora?
«Devo dire che mi sta piacendo molto, è un’esperienza molto interessante: c’è stata questa possibilità, visto che dall’anno scorso collaboro con Ettore Grassano per Corriere AL e faccio dei reportage settimanali sul campionato dei grigi. Ovviamente alcuni dei colleghi li conoscevo già, ad esempio Aldo De Giglio, dato che avevo collaborato per un certo periodo con il ‘Pool Radio Calcio’, o i giornalisti di Radio Gold, dove sono stato per un paio di anni, o ancora Marco Gotta, che è di Tortona e lavora per Sprint e Sport, con cui sto attualmente collaborando anch’io. L’anno scorso, tra l’altro, sono stato per sei mesi anche addetto stampa per il Derthona».
Ti aspettavi un campionato dei grigi così in alto? E, soprattutto, come può evolversi il prosieguo della stagione?
«Sin dall’inizio ho ritenuto che ci fossero le carte in regola per fare molto bene. Il Presidente è una persona che ha investito, è giovane e ha molta voglia di fare (caratteristiche che, ad Alessandria, mancavano da tanto tempo): del resto, basta fare un giro sui vari social o leggere i commenti presenti all’interno delle varie testate locali, per rendersi conto di quanto entusiasmo abbia riportato Luca Di Masi in tutti i tifosi grigi!».
Quando hai iniziato a seguire i grigi? Immagino molto presto, visto che, tra l’altro, tuo padre Giovanni Cavallero è stato il medico sociale dell’Alessandria Calcio dalla fine degli anni ‘80 alla metà del decennio successivo…
«Sì, è vero. Quello è stato il periodo della presidenza Vitale e poi di quella di Gino Amisano:
indubbiamente un momento bellissimo della mia vita e non solo da tifoso: ricordo sempre con piacere ed emozione quando qualche volta ho viaggiato con mio padre sul pullman della squadra insieme ai giocatori».
Hai qualche aneddoto particolare da ricordare?
«Era una squadra molto forte, visto che stiamo parlando di giocatori come Zanuttig, Galparoli, Banchelli, Bianchet, Cinello e Bencina: pensa che alcuni dei giocatori come Romairone, Argentesi e Della Morte abitavano anche nel palazzo dove tutt’ora vivo… Ricordo dei derby contro il Casale, sia in casa che in trasferta, con tantissimo pubblico sugli spalti; oppure delle trasferte in toscana, ad esempio, a Carrara, sempre con lo stadio strapieno… Anche se il tifo ad Alessandria ha sempre il suo fascino ancora oggi: per essere una città di 100.000 abitanti, ha ancora un buon bacino di persone che hanno continuato a seguire i Grigi nel corso del tempo. Tra l’altro, l’anno scorso ho seguito un seminario sui Mondiali, e in quella occasione ho incontrato Renato Zaccarelli, che, oltre ad essere una bandiera del Toro, è stato, come ben sappiamo, anche direttore sportivo dell’Alessandria Calcio: quando gli ho detto che ero il figlio del Dottor Cavallero, è stato molto cordiale e mi ha detto di salutare mio padre, con cui aveva lavorato nella società grigia nei primi anni ‘90.
Nel tempo libero, ogni tanto non disdegni una partitella con gli amici: hai però scelto un ruolo particolare, cioè quello del portiere…
«Mah, forse perché è l’unico che mi viene bene… (ridiamo entrambi, ndr.) …in realtà, devo dire che non ho mai avuto molto fiato per giocare in mezzo al campo e poi il ruolo del portiere mi ha sempre affascinato. Comunque, il calcio è sempre stato uno sport molto seguito in famiglia, anche perché mio fratello Edoardo ha giocato per alcuni anni nell’Aurora, nel ruolo di centrocampista offensivo…».
Ringraziandoti per la tua disponibilità e concludendo questa intervista, ti chiedo quali sono i tuoi progetti futuri…
«Guarda, quello più immediato riguarda una docu-fiction che ho iniziato a girare circa un mese e mezzo fa insieme all’amico Marco Balestra. Quest’ultimo, vivendo a Casale ed avendo raccolto molto materiale relativo alle vicende giudiziarie dell’Eternit, ha scritto un soggetto intitolato ‘Aeternitas’, in cui il protagonista, in seguito ad una visita medica, scopre di avere un mesotelioma pleurico, cioè la malattia tipica di chi ha avuto contatti con l’amianto o comunque ne ha respirato le polveri, che continuano ad essere latenti. Da lì, iniziano una serie di interviste a vari enti (tra cui il Sindaco Titti Palazzetti e la vicesindaco Cristina Fava), ad alcuni medici (ad esempio la dottoressa De Giovanni, primario di Oncologia dell’Hospice, per ciò che riguarda il discorso scientifico sulla malattia), ad alcuni ex dipendenti dell’azienda (che peraltro ha cessato definitivamente l’attività nel 2005) e ad esponenti di varie culture religiose. Non solo un prete, quindi, per quanto riguarda la religione cattolica, ma anche un esponente della cultura ebraica ed un altro della cultura musulmana, dato che il protagonista inizia a interrogarsi sul perché dell’esistenza e su cosa possa esserci dopo la vita. Una volta terminato il montaggio, la docu-fiction verrà proiettata al Teatro Comunale di Casale e all’AFeVA, l’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto, a cui verrà devoluto parte dei proventi: l’auspicio è che che ci possa essere in seguito la possibilità di divulgarlo anche in altre zone del Piemonte regione, oppure anche fuori dai confini regionali, magari per qualche concorso. Tra l’altro, in questo periodo il regista Francesco Ghiaccio sta girando a Casale Monferrato un film che si intitola ‘Un posto sicuro’, con pratagonista Marco D’Amore: dato che per certi versi, ci sono alcuni punti di contatto con la nostra docu-fiction, ci piacerebbe avere la possibilità di incontrarlo».

I video realizzati da Roberto Cavallero nelle partite giocate dai Grigi contro il Como nel 2009 sono visibili all’interno del canale Youtube della Redazione di Alessandria Oggi (www.youtube.com/channel/UCG0yWi6NJv3N3bISUX766GQ), o digitando www.youtube.com/watch?v=euYcQvuMGy8 e www.youtube.com/watch?v=jSW6KLn8vTo&feature=youtu.be. Per quanto riguarda quelli presenti nella Videogallery del Museo Grigio, è sufficiente cliccare su www.museogrigio.it/storico/videogallery.php o www.youtube.com/channel/UCGwvap5e8Tlio3pZGTubH9g

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