Hurrà Grigi

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LETTERA AD ALERAMO

aleramo Illustrissimo Marchese Aleramo,

spero non me ne vorrà, se uso in questa lettera un’inappropriata etichetta, ma i termini adatti ai tempi suoi mi sono del tutto sconosciuti. Sono certa che comprenderà il tentativo con il quale a lei mi rivolgo, con il gusto e con le espressioni, in assoluto, più nobili che io conosca, per il tempo in cui vivo.

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Innanzitutto, mi scuso se interrompo il suo sonno eterno, ma ogni volta che mi trovo a girovagare per gli splendidi scenari del Monferrato, mi lascio alle spalle il presente per immergermi nel passato. E’ un viaggio a ritroso nel tempo, che non poteva escluderla, quale personaggio di spicco, nonché protagonista indiscusso dei momenti gloriosi di questa fertile terra. Sapesse! Natura e luoghi sono ora come mille anni fa: intatti. La mano dell’uomo ha fermato l’inesorabilità del tempo, preservando e impreziosendo questo angolo ameno che in Piemonte non conosce eguali: per storia e per paesaggio. Non nego che in mille anni qualcosa sia cambiato! No, non deve rigirarsi nella tomba, perché quello che sto per dirle non potrà che darle piacere. Le strade come lei conosceva, di acciottolato e di terra battuta, sono state rimpiazzate dall’asfalto, un materiale più comodo e veloce, per i mezzi che le percorrono. Se vedesse! Al posto dei cavalli sono le due ruote a esplorare la ragnatela di strade e stradine che collegano un paese con l’altro. Si pedala, sfruttando la spinta del vento, nel paesaggio ondulato che profuma di fiori: tra i filari e i campi di grano, fin laddove la vegetazione si infittisce e comincia il bosco. Le passeggiate non si contano, come non si contano le ragioni per venire sino a qui. Il buon cibo, il buon vino, i percorsi tra natura e cultura, sono solo alcuni aspetti della vivacità di questa terra, che non dimentica le proprie radici. Ma a tener banco è lei, Marchese: il suo mito ininterrotto, che ha reso tanta fortuna al Monferrato. Se leggesse, quanti scrittori, tra verità e leggenda, l’hanno evocata, componendo su di lei e sulle sue gesta un cospicuo repertorio letterario. E’ giunto, perciò, il momento di varcare la soglia che ci separa e, nel segno del mito che non muore, conoscerci. La invito a seguirmi. La condurrò sui suoi antichi passi e, nella fugacità del tempo che ci è concesso, fusi in un unico sguardo, contempleremo quel paesaggio a lei tanto caro, nel mutare delle stagioni. E’ un viaggio che risveglia i sensi e, se saremo ancora in grado di ascoltarli, varranno più delle parole. Ora, è primavera e, le rose sono tornate a sbocciare. Il loro fusto, irto di spine, si tende lungo le pareti, si fa strada sui tralicci e si attorciglia intorno ai cancelli arrugginiti. Un refolo di vento spira, portando il profumo di rosa in ogni dove. Con l’estate i cortili e le piazze, si preparano ad accogliere musica, danze e buon cibo. Noi saremo lì, appoggiati ai muri di tufo, ancora caldi della giornata appena trascorsa, per godere del tepore e delle note armoniose, immersi nel panorama trafitto di luci che digrada sino alla pianura allagata delle risaie. L’autunno, invece, avrà il compito di ammaliarci con i filari inghirlandati di vite che corrono, ordinati, lungo le pendici della collina. Avrà foglie rosse, grondanti di sfumature, in sintonia con il tramonto. Quando la stagione andrà oltre, la nebbia salirà in veli opachi, dal fondovalle, portando via con sé il paesaggio e solo un campanile emergerà solitario. Un senso di candore e di pace prenderà il sopravvento con l’inverno. Non ci saranno voci, né chiacchiere nell’aria ma solo silenzi, rotti talvolta dal gracchiare di un corvo affamato. La brina ricamerà trame di pizzo sui rami degli alberi. Nel bianco della neve appena caduta, risalteranno i castelli che punteggiano le colline. Camino e Uviglie risalgono pressappoco al periodo in cui lei ha vissuto, se non ricordo male e sono la memoria storica del feudo monferrino.

Non le sembra tutto esattamente come prima? Se i miei occhi non m’ingannano, ciò che vedo è quello che anche i suoi occhi vedono. Ciò che lei, Cavaliere, vide, lanciando il suo destriero al galoppo in quel tempo lontano: un paesaggio meraviglioso e autentico che appassiona e ammalia chiunque lo visiti.

 

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