Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Gli …A Toys Orchestra si consacrano guardando agli anni ’80.

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Made To Grow Old”, recita esattamente così la prima traccia di “Butterfly Effect”, il sesto lavoro in studio degli A Toys Orchestra, che diventano grandi continuando ad ampliare il proprio raggio d’azione artistico.

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Per ideare il successore dei due apprezzati “Midnight, Enzo Moretto e compagnia sono volati sino a Berlino con l’intento di dare vita a un progetto dal respiro internazionale.

Quella di uscire fuori dai confini italiani è stata sempre un’idea fissa, confortata dalla scelta del cantato in lingua inglese, e supportata un paio d’anni fa persino da una compilation retrospettiva destinata oltre confine.


Al super-collaudato quartetto base (accanto ad Enzo ci sono sempre Andrea Perillo e Raffaele Benevento, oltre naturalmente all’affascinante Ilaria D’Angelis) si è aggiunto per l’occasione il polistrumentista Julian Barrett, che sta seguendo la band anche nel tour promozionale. In cabina di regia si è seduto Jeremy Glover, già con Liars, Devastations e Crystal Castles, perché i ragazzi amano confrontarsi con entità esterne al gruppo.

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Fra le pieghe di “Butterfly Effect”, titolo che richiama la teoria del caos, ci sono alcune fra le migliori composizioni mai scritte dalla band, che dimostrano un songwriting maturo ed evoluto, incastonate in un lavoro tendente verso un alternative pop piacevole, nel quale il ruolo dell’elettronica risulta tutt’altro che secondario, e l’epicità un obiettivo importante.


I soliti ingredienti del quartetto, ma frullati in maniera lievemente diversa rispetto al passato. Si gioca molto con gli anni 80, quelli plasticosi e divertenti di “Always I’m Wrong” e “Mirrorball”, e con i ritornelli gloriosi di “Come On Get Out” e “Take My Place”.
Resta forte la radice Arcade Fire, evidentissima in alcuni stralci di “Fall To Restart” e “Wake Me Up”, dai titoli persino assonanti con alcune hit di Wim Butler e soci (“Ready To Starte “Wake Up).


Ma i veri capolavori dell’album, quelli per i quali questo disco verrà ricordato nel tempo, prendono le sembianze di due ballad sopraffine. Una è la rotonda “Quiver”, l’altra è l’algida “My Heroes Are All Dead”, mirabile incrocio fra minimal-wave e indie-pop, con tanto di crescendo finale. 


E’ qui che “Butterfly Effect” guadagna punti decisivi, imponendosi come uno dei lavori italiani più riusciti del 2014.

Un album che consolida definitivamente la posizione dei quattro musicisti di Agropoli (anche se da tempo bolognesi d’adozione) tra le migliori band italiane dell’ultimo decennio.

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