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Lament: ovvero la prima guerra mondiale vista dagli Einsturzende Neubauten

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Solamente gli Einsturzende Neubauten potevano lanciarsi nell’impresa di dare alle stampe un'”opera noise” dedicata al centenario dello scoppio della prima guerra mondiale.

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Lament”, infatti, non è un semplice disco, ma, appunto, una vera e propria opera da gustarsi a teatro, con tanto di libretto: qualcosa, insomma, di unico e molto diverso rispetto alle furibonde cavalcate rumorose che hanno caratterizzato gli esordi della storica band berlinese, ma anche rispetto agli ultimi lavori, più soft e, se vogliamo, introspettivi.

Si parte con la fulminante “Kriegsmaschinerie”, il brano che più da vicino richiama le atmosfere dei lavori dei primi anni 80 e si entra, di colpo, nel cuore della guerra con la marziale “Hymnen”, in cui Blixa Bargeld si diverte a scomporre e ricomporre gli inni nazionali tedesco, inglese e canadese.

In “The Willy-Nicky Telegrams” Blixa ed il bassista Alexander Hacke ripropongono, con le loro voci falsate dal vocoder, il carteggio telegrafico intercorso tra il Kaiser Wilhelm e lo Zar di Russia Nicholas, appena prima dello scoppio della Guerra.

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Der 1. Weltkrieg (Percussion Version)”, caratterizzato da una ritmica tribale ed ossessiva, rappresenta il frutto di uno stramo esperimento di Bargeld: ciascun beat del brano rappresenta, infatti, un giorno della Grande Guerra, riprodotto in 4 tempi a 120bpm, a cui si accompagna l’elenco delle nazioni che vi hanno preso parte.

On Patrol In No Man’s Land” è invece costruita su una rivistazione di un brano degli “Harlem Hellfighters”, una sorta di marching-band afroamericana dell’esercito statunitense, inviata all’estero a combattere per il suo paese.

L’oscura “Achterland” ci conduce al cuore del lavoro, ossia l’elegia che da il titolo all’album, articolata in tre sezioni (“Lament”, “Abwärtsspirale” e “Pater Pecavi”), che parte da atmosfere dark ed ambient per aprirsi a toni di sempre maggiore solennità, che nascondono, però, la voce dei prigionieri di guerra, registrate durante la loro reclusione in Germania mentre recitano, nelle rispettive lingue, la parabola biblica del “Figliol prodigo”.

“How Did I Die”, brano scritto dal giornalista e poeta tedesco Kurt Tucholsky dopo la sua esperienza nella prima linea, è caratterizzata da atmosfere simili a quelle dei Bad Seeds di Nick Cave e da una grande prova vocale di Blixa, che si supera anche nella successiva “Sag Mir Wo Die Blumen Sind”.

Lament” si conclude con “Der Beginn Des Weltkrieges 1914” e con “All Of No Man’s Land Is Ours”, che segna il trionfale ritorno a casa degli Harlem Hellfighters, “salutati dalle parate come veri e propri eroi”.

In conclusione, pur essendo un grande fan degli EN, mi permetto di sospendere il giudizio su un lavoro che, seppur curato in maniera maniacale sotto ogni punto di vista, non sembra, almeno dopo i primi ascolti, aggiungere nulla di nuovo alla loro storia. Il tempo dirà se si è trattato solo di un divertissement o se gli EN sono entrati in una nuova fase della loro carriera.

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