Hurrà Grigi

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Scaglia: “Alessandria la ritengo una tappa della mia vita che mi ha cambiato”

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Massimiliano Scaglia, centrocampista dell’Alessandria dal 1995/96 al 2001/02, attuale responsabile del settore giovanile della Juventus.

Scaglia è stato ad Alessandria dalla stagione 1995/96 fino alla stagione 2001/02, quali sono i suoi ricordi?

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Sono arrivato ad Alessandria da ragazzino, dopo aver fatto un percorso nelle categorie dilettanti. Sono guinto con grande entusiasmo, con tanta voglia di imparare e di crescere senza grandi aspettative perchè mi piaceva tantissimo quello che stavo facendo ma non vivevo con ansia, con apprensione chissà quale futuro. Nel tempo mi sono reso conto che da ragazzino sono maturato, nel mio modo di essere in campo, di rapportarmi all’interno dello spogliatoio, nel modo di essere fuori dal campo. Alessandria la ritengo stata una tappa della mia vita che mi ha cambiato.

Il debutto il 1 dicembre 1996 a Carrara. Scaglia è entrato al 68’ con l’ingresso in campo al posto di Mariotto debuttando in maglia grigia in campionato: si ricorda quella gara?

Me la ricordo, soprattutto il momento in cui stavo effettuando il riscaldamento, rimembro la fascia nella quale mi scaldavo e poi la chiamata di mister Ferrari con il conseguente ingresso sul terreno di gioco. Mi ricordo più i momenti che precedettero l’entrata della partita in sè forse perchè l’emozione più grande è stata l’attesa e il momento in cui sono stato chiamato per entrare in campo.

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Nella sua carriera si è tolto delle belle soddisfazioni vincendo quattro campionati in Serie C: Florentia Viola, Alessandria, Verona e Pro Vercelli oltre a due campionati in Serie B: Ancona e Fiorentina. Quale è la promozione che si ricorda con maggiore piacere?

Credo che per dimensioni della città, per seguito di tifosi e visibilità la promozione quella ottenuta con la Fiorentina nella stagione in cui vincemmo il campionato di Serie B fu irripetibile. A Firenze ero arrivato in Serie C2 dopo il fallimento, nell’estate del 2002, all’allora Florentia Viola: avevamo vinto il campionato in C2, poi era arrivato il ripescaggio e ci mandarono in Serie B. Fu una stagione molto lunga, chiudemmo il campionato al sesto posto, facemmo fatica inizialmente poi inanellammo una serie di risultati utili consecutivi. Lo spareggio finale, con Mondonico allenatore, contro il Perugia fu molto emozionante. Al Curi vincemmo 0-1 con gol di Fantini e pareggiammo 1-1 il match di ritorno al Franchi, con ancora gol di Fantini e Do Prado. Lo giocai e ne fui anche protagonista. Personalmente fu un annata di alti e bassi e situazioni che hanno avuto onde emotive molto alte. In quella città con quella grande tifoseria la vittoria finale fu un’emozione forte e difficile da dimenticare.

Cosa c’è nel presente di Massimiliano Scaglia?

Mi occupo del settore giovanile della Juventus, sono al secondo anno. Ho finito il percorso calcistico alla Pro Vercelli, dopo di che mi sono occupato del settore giovanile. Dopo un anno e mezzo sono approdato alla Juventus dove ricopro il ruolo di responsabile del settore giovanile. Sono molto soddisfatto di lavorare per una grandissima società e poter stare al fianco di ragazzi giovani: c’è grande predisposizione alla crescita, al miglioramento. Questo mi entusiasma molto nel vedere in primis l’efficacia del lavoro svolto.

Come vede l’introduzione nel calcio professionistico delle seconde squadre?

La Juventus ha aperto strada, in Italia, alle seconde squadre. Cosa che invece all’estero è già un sistema consolidato. Spesso in Italia ci si lamenta del fatto che non ci sono più giovani in grado di competere a livello importante. E’ anche vero che questa è stata la conseguenza del fatto che, terminato il percorso Beretti o Primavera, a seconda del torneo effettuato dalla prima squadra di riferimento, i giovani non avevano uno sbocco che non fosse quello della prima squadra. Soprattutto i giovani delle grandi squadre si trovavano ad dover essere inseriri in un mondo professionistico di prime squadre ma con grande difficiltà di inserimento: tanti ragazzi finito il percorso primavera si perdono per strada. Il lavoro delle seconde squadre è proprio questo cuscinetto tra la fine del percorso primavera e l’inizio del percorso professionistico che dia la possibilità ai giovani di continuare una maturazione calcistica necessaria: non tutti a 18 anni sono pronti per giocare in prima squadra. Credo che sia un passaggio di crescita importante.

Parlando dell’attualità dell’Alessandria: quale idea si è fatto del lavoro svolto dalla proprietà?

L’ho seguita ma mi sento di dire che entrare nei dettagli per me non è facile per una mancanza di reali conoscenze. Credo che all’ambiente Alessandria sia mancato quel salto di qualità che ultimamente sembrava alla portata e poi per tante vicissitudini non si è concretizzato. Ora si è ripartiti pensando che all’obiettivo si possa arrivare anche con una strada alternativa. Per vincere un campionato di Serie C credo che sia necessario un mix di giovani forti e giocatori più esperti ma con grandi motivazioni e credo che si stia andando sulla buona strada. Le persone che lavorano all’interno della società sono serie e di grande valore, sanno quali sono i passi giusti e i tempi ottimali per provare a realizzare questo obiettivo. Ci vuole pazienza. Ricordo la città di Alessandria, quando ero calciatore, come una piazza con grande passione e calore ma con poca pazienza che invece è una virtù necessaria.

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