Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

Fine delle illusioni

img_2248Faccio una doverosa premessa prima di commentare l’odierna conferenza stampa del presidente dell’Alessandria: ognuno coi suoi soldi fa quello che vuole.

Se Di Masi, dopo aver buttato via fior di milioni per 5 anni e non aver ottenuto altro che una coppa Italia di serie C, ora ha deciso di ridimensionare il suo impegno, ha tutto il diritto di farlo ed è stato corretto a dirlo subito e chiaramente.

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Aggiungo un’altra riflessione: sono quasi 50 anni che seguo l’Alessandria e sempre la seguirò, con o senza Di Masi. Per me conta solo la maglia grigia. Abbiamo vissuto momenti ben peggiori: noi tifosi dell’Orso Grigio abbiamo ampiamente imparato la rabbia ed il disincanto.

Detto questo, come tifoso sono molto deluso dalle parole del presidente.

La mia impressione è che dietro al discorso sui giovani, dietro al progetto a lungo termine, non si nasconda altro che l’intenzione di spendere il meno possibile e niente di più.

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Quante volte abbiamo già sentito, nel mondo del calcio, usare i giovani come alibi per giustificare la mancanza di volontà di investire?

Il fatto che Marcolini, un allenatore giovane e che per una stagione di transizione votata alla valorizzazione delle promesse calcistiche poteva andare più che bene,  non abbia voluto condividere questo progetto mi crea più di un sospetto e non mi rassicura.

Mi ero illuso che, dopo la vittoria della Coppa Italia, si volessero porre le basi per valorizzare il gruppo con le opportune correzioni: mi pare che, invece, il primo passo sarà lo smantellamento della rosa per una improbabile ricostruzione.

Tutte le volte che noi tifosi grigi viviamo una gioia, arriva subito la mazzata che distrugge le nostre illusioni.

Inoltre, non è facile  creare una squadra  sulle belle speranze del futuro: il caso Bunino insegna.

E poi, lo sappiamo come vanno certe cose: non appena un ragazzo dimostra il suo valore, c’è sempre qualche società ricca e titolata pronta ad acquistarlo e a portartelo via.

Costruire senza investimenti mirati e principalmente sui giovani una formazione in grado di lottare ai vertici, anche solo della serie C, è un’impresa difficilissima, che richiede competenze e capacità professionali molto elevate.

Al momento, non vedo una struttura societaria in grado di farlo. Il rischio è di vivacchiare a metà classifica nel più totale anonimato.

Come spesso mi accade, in me prevale il pessimismo e spero che i fatti di smentiscano.

Dalle parole di Di Masi, personalmente,  ho ricavato solo due certezze: i grandi investimenti sono finiti e, dopo 45 anni , la serie B resterà un sogno.

Ditemi che mi sbaglio.

 

Massimo Taggiasco

 

 

 

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